mercoledì 25 luglio 2012

Comincio a trabordare...

E non solo nel senso che dovrei mettermi a dieta, che è una santa verità, e non sia detto che quanto prima non mi decida, ma, per la prima volta, ho scritto anche altrove.

Così, se non sapete cosa fare stasera a cena, oppure volete andare a cena da amici e volete portare qualcosa di vostro ecco qui un suggerimento.

E buon appetito!!

lunedì 16 luglio 2012

MARMELLATA AGRODOLCE DI CIPOLLE ROSSE DI TROPEA

Affianco al nostro grande giardino c'è l'orto.
E' da qualche stagione che ci si prova ma prima, a causa della mancanza dell'acqua in loco, non aveva dato, onestamente, grande soddisfazione.
Quest'anno abbiamo rimesso in funzione il vecchio pozzo. Già da qualche anno lo avevamo fatto ricostruire e chiudere bene con una grata e poi una rete più fina, così che bambini ed animali non potessero caderci dentro.
E questa estate va che è una bellezza.
C'è da dire che sono contraria all'innaffiatura "a stagno" per due motivi: 1) le verdure non sanno di niente; 2) è uno spreco d'acqua. Tendo ad annaffiare ogni 2/3 giorni e solo pomodori, peperoni e melanzane.
Per il resto viene una bellezza: cipolle e patate, zucchine, ceci, porri, piselli, carciofi e forse quest'autunno/inverno riusciremo persino ad avere dei cavolfiori (lo scorso anno se li son mangiati le galline).
Dopo aver archiviato le zucchine (non ancora del tutto ma diciamo che questo caldo le ha ridotte, onestamente non sapevo più dove metterle, oltre a mangiarle in tutti i modi le ho fatte a cubetti, messe nei sacchetti ed infilati nel congelatore, in vista dei minestroni invernali, assieme ai piselli mentre i ceci li ho fatti seccare e poi imbarattolati) ora sono passata alle cipolle.
Ne piantiamo, con mio suocero, due tipi: quelle rosse di Tropea, che amo moltissimo, e quelle bianche tradizionali, che non vengono mai, son sempre maschi, quindi piccoli, da mangiare freschi, ma tutto lì.
Quelle rosse, invece, ne vengono tante, belle cicciotelle. Danno veramente soddisfazione.
Quest'anno oltre 2,5 kg (l'anno prossimo più file!) e subito ho saputo chiaramente cosa ne avrei fatto: MARMELLATA DI CIPOLLE DI TROPEA.
La ricetta è sua ed io seguito a ripeterla, senza cambiare una virgola.
E' eccezionale da sola, col formaggio e sulla carne di maiale. Ogni volta che la porto a tavola prima la osservano, poi se la spazzolano più velocemente che possono.

Ingredienti:
2 kg cipolle rosse di Tropea
1,2 kg zucchero
succo di 3 limoni
4 mele

(la ricetta originale prevedeva esattamente la metà, ma io ho dato fondo a tutto il raccolto).

Ho sbucciato le cipolle e le mele poi ho usato la lama tipo mandolina del mixer ed ho affettato entrambe sottili sottili (si può fare benissimo a mano). Ho versato tutti gli ingredienti nella pentola più capiente che avevo, ho incoperchiato e lasciato andare per un'oretta al minimo (non vi preoccupate se all'inizio non riuscite a chiudere il coperchio, pian piano si abbasserà il tutto) rigirando spesso. Poi ho scoperchiato e lasciato andare a fuoco vivace per un'ulteriore mezz'oretta. Quando si è ridotto di almeno 1/3 siamo a buon punto. In un altro pentolone mettere i barattoli coperti d'acqua e lasciati bollire una decina di minuti.
Con attenzione (perché il tutto scotta tantissimo) riempire i barattoli, chiudere bene e lasciarli capovolti (per creare il sottovuoto) finché non sono completamente freddi, quindi archiviare fino all'utilizzo.








venerdì 13 luglio 2012

L'Emilia siamo noi! parte II

Son passati 2 mesi dalle terribili scosse in Emilia, due mesi in cui son successe diverse cose che mi hanno tenuta lontana da qui.
La chiusura dell'anno scolastico dei miei figli, con feste, recite, saluti, baci, abbracci etc etc e contemporaneamente ho pensato bene di aderire alla Classe del 1972 di Orte che, con il suo stand gastronomico, partecipava e raccoglieva il testimone per l'organizzazione dei festeggiamenti di S. Antonio (cosa c'entro io, laica e residente a Bassano, è un'altra storia). Non paga dell'enorme fatica che ha comportato (ma c'è chi ha fatto molto di più per l'occasione) mi son fatta balenare in testa l'idea di aderire alla richiesta lanciata sulla rete, ovvero acquistare il parmigiano dai quei produttori che erano stati danneggiati dal terremoto.
Onestamente ho ricevuto una risposta, in termini di richieste, che non immaginavo, credevo di raccogliere qualcosa tra amici e parenti ed invece si è scatenato un passaparola e, assieme alla Pro Loco di Soriano del Cimino,  siamo arrivati a quasi 700 kg di formaggio acquistato.
Contattare i produttori non è stata cosa semplice perché le loro difficoltà erano enormi, la distanza anche, ma poi, ad un tratto, le cose si son sbloccate ed attraverso un paio di contatti eccoci arrivati a LA CAPPELLETTA .
La Pro Loco di Soriano ha trovato il modo di farsi prestare un mezzo idoneo al viaggio e siamo partiti.

Credevo di trovare distruzione e disperazione ma mi sbagliavo.
L'impressione arrivando a San Possidonio, è che non fosse accaduto niente o quasi, certo i casali che caratterizzano la campagna emiliana erano distrutti, un peccato certo, ma spesso erano strutture abbandonate. La periferia di Carpi, da cui noi siamo arrivati, sembrava una qualsiasi periferia di una città italiana in un caldo sabato mattina estivo: lenta e deserta.
Niente macerie, niente gru, niente tende, niente di niente.

Siamo andati avanti, perplessi fino a quando non abbiamo incontrato il nostro contatto, il sig. Venanzio, un signore non più giovanissimo che ci ha guidati fino al caseificio.
Tutto era in piedi, tranne gli scaffali, venuti giù che le terribili scosse, e con loro le forme di parmigiano.
Il magazzino era irreale, a terra, in un angolo, un po' di forme rovinate ed ammuffite, nel resto del locale, scatoloni, allineati, ordinati, contenenti gli ordini ricevuti.
Le persone che lavorano lì sembravano api in un'arnia, avanti e indietro, apparentemente senza senso, in realtà ognuno col suo preciso compito.

Il parmigiano è stato caricato velocemente, i conti son stati fatti e siam ripartiti, non subito.

Ci siam fermati a gonfiar le gomme del mezzo, carico, ed il benzinaio, scambiando due parole con il sig. Venanzio, in pochi minuti ha raccontato del terremoto, di come gli alti pioppi della via si fossero piegati verso il centro della strada, per poi rialzarsi, di come l'asfalto avesse formato delle onde, durante le scosse più forti, di come lui fosse caduto dal motorino, pur stando fermo al semaforo, di come una bambina di una decina d'anni, pur non avendo avuto la casa danneggiata dal sisma, per quasi un mese avesse smesso di parlare e di camminare, e di come si stesse riprendendo solo ora rifiutandosi però di rientrare in casa.
Avevo i brividi, la pelle d'oca, anche se la temperatura, ormai, era oltre i 30°.
Avevo molto pudore nel riprendere il paese, non volevo fare del turismo della tragedia, stile Concordia, così non ho scattato foto, ho cercato di imprimermi nella mente quelle immagini, per non dimenticarle più.

Il sig. Venanzio ci ha fatto fare un giro per San Possidonio, mostrandoci le case, in piedi certo, ma con certe lesioni alla base, che ci passava un mio braccio. Case nuove, le più vecchie avranno avuto 40 anni, le più recenti 4 o 5, oltre la metà da demolire (1300 abitazioni circa).
Nessuna tendopoli, per la struttura del paese, tutte villette mono e bifamiliari col loro bel giardinetto e le tende? in giardino, a debita distanza dalla casa. Chi poteva addirittura ha costruito delle case di legno, in giardino, con tanto di aria condizionata, mettendo in salvo tutto il salvabile.
Le attività commerciali? Molte chiuse, ma molti invece hanno tirato fuori le loro merci, il negozio di abbigliamento ha montato un gazebo davanti l'attività ed organizzato una vendita promozionale, il bar ha costruito un chiosco in legno ed ha riaperto i battenti, così molti altri e poi? Poi ci sono i progetti, i container per le scuole (tutte da demolire) sono in arrivo ma nel frattempo si stanno già presentando i progetti, incluso quello per il poliambulatorio (i dettagli li potete trovare sul link del comune).

Ed ho ritrovato lo spirito emiliano, che racchiude, per me, l'essenza dei vari modi di essere del nostro Paese: si sanno godere la vita, fino in fondo, ma sanno anche faticare ed organizzarsi, sanno fare sistema e poi hanno una caratteristica: sono convinti di essere i migliori. In una vita precedente mi sono occupata di formazione ed il capo fila dell'ente con cui collaboravo era modenese, mi ricordo di quanto mi urtava leggergli negli occhi quanto erano bravi, quanto fossero più bravi.
Gliel'ho visto di nuovo quello sguardo nei modenesi, quasi di sfida, e questa volta non solo ne ero convinta (ne ero convinta anche allora ma mi dava sui nervi) ma in qualche modo, ne ero orgogliosa.

Ora ho quasi finito di distribuire il parmigiano acquistato e mi sta venendo voglia di ripartire, magari a fine settembre, per fare il bis.Ma anche, perché no, di fare qualcosa, magari di organizzarsi per contribuire ad acquistare che so, gli arredi della scuola dell'infanzia o fosse pure della sala d'aspetto del poliambulatorio, perché, in fondo, l'Emilia siamo noi!

Scusate la lunghezza, non ho il dono della sintesi ed i pensieri, accumula in questi mesi, erano veramente tanti.